Il Laos conta circa 50 gruppi etnici censiti ufficialmente, generalmente divisi in 3 grandi categorie: lao loum (lao delle pianure), lao song (lao delle montagne) e lao theung (lao delle colline). Il gruppo etnico predominante è quello dei Tai Lao da cui il Paese prende il nome e che costituisce poco più del 50% della popolazione. L’altra metà della popolazione è costituita da gruppi etnici minori che arricchiscono il tessuto sociale e culturale del Laos con le loro peculiarità e diversità in stili di vita, arti e tradizioni.
Ad esempio, i Tai Lao vivevano tradizionalmente in case di legno su palafitte lungo le rive dei fiumi, praticando un mix tra buddismo e culto degli spiriti e coltivando risaie mentre gli gli Hmong vivevano tradizionalmente in case di legno con tetti di paglia, praticavano il culto degli spiriti e degli antenati e piantavano riso negli altipiani aridi.
Nonostante le numerose ed evidenti differenze, tra le comunità si è sempre praticato il commercio e l’interazione. Ad esempio, i Kmhmu hanno spesso vissuto vicino alle comunità Tai Lue, barattando ceste di vimini e utensili di metallo con i tessuti.
Tra la grande varietà di arti tradizionali praticate dai tanti gruppi etnici, la tessitura, la tintura, il ricamo, l’applicazione, l’intreccio di cesti, l’intaglio e la musica sono i più diffusi. Conoscere queste forme di artigianato aiuta ad apprezzare la diversità culturale e la storia del Laos e di ogni singola etnia.
Gli Akha, ad esempio, sono migrati dalla Cina al Laos, Myanmar, Tailandia e Vietnam negli ultimi 200 anni e oggi abitano solo l’estremo nord del Laos. Akha è un nome dato a un gruppo di molti sottogruppi e clan diversi, che hanno mantenuto una forte identità e stile di vita. In passato erano conosciuti come Ko o Iko, ma oggi questo nome è considerato scortese. Alcune comunità Akha vivono in aree più montuose e remote. I loro villaggi possono essere facilmente riconosciuti dalle caratteristiche porte e dalle grandi altalene. Il cancello è considerato un segno tra il mondo umano e quello degli spiriti e si ritiene che protegga il villaggio da malviventi, animali selvatici e malattie. Se avete la fortuna di visitare un villaggio Akha, non toccate mai un cancello come forma di rispetto della cultura locale. L’altalena, invece, viene utilizzata durante la festa del raccolto in agosto o settembre, un momento di divertimento e festa.
Le donne Akha sono famose per i loro copricapi d’argento di diverse forme e disegni, a seconda del gruppo Akha. Gli Akha Djepia indossano un copricapo a forma di cono, mentre il copricapo Akha Pouly è più arrotondato, con un disco piatto sul retro. Gli Akha indossano anche abiti di cotone indaco, decorati con ricami, applicazioni e perline.
Anche gli Hmong migrarono dalla Cina al Laos meno di 200 anni fa e oggi abitano le aree settentrionali e centrali del Paese. Hanno una propria lingua parlata e scritta e sono anche il terzo gruppo etnico più numeroso del Laos, circa l’8% della popolazione.
Gli Hmong sono un gruppo etnico orgoglioso con delle tradizioni secolari. Le persone Hmong non possono sposarsi all’interno del loro clan o con lo stesso cognome. Ciò significa che uomini e donne spesso devono trovare un coniuge esterno al loro villaggio. Tradizionalmente dopo il matrimonio, una donna segue il marito e interrompe i rapporti con i suoi genitori.
Gli Hmong festeggiano il loro Capodanno, chiamato Nor Pe Chao, a dicembre o gennaio, seguendo il calendario lunare e con celebrazioni che durano circa 10 giorni, praticando diverse attività come gare di tiro con le frecce, canti e balli e giochi di corteggiamento. Giovani uomini e donne indosseranno abiti tradizionali colorati, nella speranza di attrarre un compagno di vita.
Le donne Hmong sono famose per la loro abilità nel ricamo e per i tessuti batik. Nel batik Hmong, la stoffa di canapa viene dipinta con cera d’api, quindi tinta con indaco. Questo tessuto viene utilizzato per realizzare gonne e abiti di altri sottogruppi, ognuno con il suo costume tradizionale. Oggi, l’abbigliamento tradizionale viene indossato solo in occasioni speciali come le cerimonie nuziali e il Capodanno.
Restando in tema, i Lanten sono i maestri dell’indaco del Laos. Il loro nome significa “quelli che tingono i panni” in cinese. Sono emigrati dalla Cina circa cento anni fa e sono tra i gruppi etnici più piccoli del Paese con i loro 11 villaggi. La loro lavorazione artigianale è caratterizzata dal cotone organico finemente filato e a trama fitta, sapientemente tinto con l’indaco. L’abito tradizionale Lanten presenta pantaloni blu scuro quasi neri e lunghe tuniche. Questo outfit è altamente distintivo ed è accentuato da lunghi filati di seta rosa che drappeggiano dal colletto.
Poi ci sono le donne Yao Mien, abili ricamatrici che fin da piccole trascorrono molte ore ad apprendere le tre diverse tecniche di cucitura e creare combinazioni di motivi colorate e complesse. Nelle loro comunità, l’abilità e la pazienza applicata nel ricamo è direttamente proporzionale alla capacità di una donna come moglie e madre laboriosa e dedita. Le donne Mien indossano pantaloni pieni di questi ricami e una giacca nera con una gorgiera rossa attorno al colletto. I Mien praticano il Taoismo, una filosofia e una religione che adottarono in Cina e portarono con sé quando migrarono verso sud. Tradizionalmente, tutti gli uomini dovrebbero essere ordinati sacerdoti taoisti per essere riconosciuti come parte degli antenati della loro famiglia e dagli spiriti. Ciò richiederebbe l’apprendimento della scrittura cinese, i principi fondamentali del taoismo e il sottoporsi a un’intensa cerimonia di tre giorni e tre notti.
Anche i Tai Lao sono noti per la loro abile tessitura della seta e del cotone, oltre che per gli abiti tradizionali indossati dalla gente del posto. Le donne indossano una gonna a tubino chiamata sin e una camicetta con una sciarpa sulle spalle, e tradizionalmente gli uomini indossano un pareo e una giacca. Oggi, però, l’abbigliamento occidentale è la norma da indossare ogni giorno.
Sono il gruppo etnico maggioritario del Laos e vivono principalmente nelle zone di pianura e lungo le rive dei fiumi, coltivando riso. Praticano il buddismo Theravada e lo combinano con l’animismo.Una cerimonia famosa è quella del baci, guidata da un anziano del villaggio, per conferire benedizioni a una o più persone. Un altro nome per questa cerimonia, soukhwan, significa “richiamo delle anime” in riferimento alla convinzione che le persone siano composte da 32 spiriti, o forze vitali, che devono essere raccolti per raggiungere salute e armonia ottimali. Ogni villaggio laotiano ha un tempio, che funge da centro di istruzione, alloggio, incontri e rituali religiosi. Tradizionalmente, ogni uomo di 12 anni o più deve entrare nel monastero di un tempio per un periodo di tempo.
Come i Lao, anche i Brao credono negli spiriti che abitano la terra intorno a loro. Lo Spirito della Foresta e lo Spirito della Montagna e del Fiume sono invocati per protezione e buoni raccolti. Durante alcune cerimonie con musiche e canti tradizionali, vengono fatti sacrifici di animali per gli spiriti e il cibo viene condiviso con tutta la comunità del villaggio. Come in passato, i Brao sono principalmente una società agricola. Dietro le case si coltivano estesi terreni agricoli e qui sono ancora praticate alcune delle tradizioni secolari.
Altra etnia di coltivatori esperti è quella dei Katu, conosciuti anche come abili cacciatori. Questo gruppo etnico vive nelle montagne dell’Annam e, a causa del loro habitat remoto e inaccessibile, hanno mantenuto molte delle loro tradizioni culturali. Credono negli spiriti della natura e hanno anche il concetto di un potente Spirito Creatore femminile che abita il Cielo. Le comunità Katu sono caratterizzate da una casa comunitaria chiamata rong che simboleggia l’unità e l’identità del villaggio e lo spirito guardiano del villaggio. Praticando una vita agricola più tradizionale e volta alla sussistenza e non al commercio, vengono considerati poveri e primitivi da altre etnie. Anche le donne Katu sono abili tessitrici di tessuti utilizzando l’antica tecnica del telaio a cinghia.
Non possiamo non parlare dei Palaung, altro gruppo etnico tibeto-birmano che abita le montagne del Laos orientale. Pur essendo meno numerosi rispetto ad altri gruppi etnici, i Palaung sono noti per le loro tecniche agricole avanzate, in particolare nella coltivazione del tè. La loro lingua appartiene alla famiglia tibeto-birmana e molti di loro praticano una religione animista.
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